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Apicoltura e monachesimo

Tra le attività che noi monaci del Monastero dei SS. Pietro e Paolo alla Cascinazza pratichiamo per il nostro sostentamento, l’apicoltura è forse quella che meglio si fonde con la vita scandita dalla Regola di san Benedetto e sintetizzata dalla tradizionale formula ora et labora.

L'apicoltura monastica si innesta in una tradizione lunga secoli: a partire dal Medioevo, gli ordini religiosi hanno custodito e sviluppato le competenze legate a questa attività, necessaria soprattutto per la produzione della cera destinata alla fabbricazione delle candele, utilizzate per l’illuminazione e il culto liturgico.

In tempi più recenti, ricordiamo Padre Adam (1898–1996), monaco benedettino dell’abbazia inglese di Buckfast, il quale è considerato il padre dell’apicoltura moderna per il suo lavoro pionieristico nella selezione genetica delle api. 

In questo contesto monastico, l’ape laboriosa ha rappresentato sin dall’inizio un simbolo di metodo, organizzazione e cooperazione, principi essenziali di una vita comunitaria quale quella ordinata dalla Regola benedettina.

Il nostro miele, di conseguenza, non è un semplice prodotto agricolo, ma riflette un modo unitario di concepire il lavoro all’interno di un Corpo più grande in cui il singolo è innestato e da cui trae energia e criteri per guardare ogni aspetto della realtà. Questa concezione dà forma alla modalità con cui svolgiamo il nostro lavoro di apicoltori.

La cura dell’arnia

La gestione dell'arnia per noi è definita da attenzione periodica e non invasiva. Operiamo con la massima cura, riducendo al minimo lo stress per le colonie. Queste le fasi principali per la cura di un’arnia:

Ispezioni e Monitoraggio Sanitario

Durante la stagione attiva (primavera-estate), le colonie sono ispezionate con cadenza regolare (circa ogni 7-15 giorni) per valutarne lo stato di salute e la dinamica interna. Gli obiettivi sono:

  1. Verifica della regina: Accertamento della sua presenza e della qualità della covata per misurare la vitalità della colonia.
  2. Prevenzione della sciamatura: Regolazione degli spazi interni per evitare che la colonia si divida, salvaguardando così la forza produttiva.
  3. Controllo delle scorte: Monitoraggio del miele e del polline immagazzinati, in modo che sia garantita l'autosufficienza della famiglia.
  4. Gestione parassiti: La minaccia principale è l'acaro Varroa destructor. L'approccio implica unicamente trattamenti a basso impatto ambientale o biologici.
    La cura dell'arnia

    Foto Aldo Gianfrate

    Gestione stagionale

    • Epansione (Primavera): Gestione dello spazio interno per accogliere la crescita della covata, in vista dell’aumento dei membri della famiglia durante la stagione di raccolta.
    • Raccolta (Estate): Aggiunta del melario, separato dal nido tramite l'escludiregina. Il miele depositato in questa sezione (in eccedenza rispetto al fabbisogno dell’arnia) è quello destinato alla raccolta da parte dell’uomo.
    • Preparazione Invernale: Riduzione dello spazio per facilitare il mantenimento del calore. Si interviene solo se necessario, per integrare le scorte alimentari minime per la sopravvivenza al freddo.
    Dal fiore al miele

    Oro Liquido, il momento della raccolta

    La raccolta dei favi avviene solo dopo che le celle contenenti miele sono state opercolate (sigillate con cera dalle api), indice di maturità ottimale. La smielatura (estrazione del miele) è un processo meccanico di centrifugazione, a cui fanno seguito un filtraggio e una maturazione per eliminare impurità e bolle d'aria.

    Il nostro miele si configura quindi come il risultato di un'applicazione di tecniche apistiche tradizionali, integrate in una visione in cui il lavoro è una dimensione importante per la maturazione della persona e il mantenimento della nostra Comunità, oltre a essere un atto di custodia ambientale. La filiera produttiva, dalla raccolta all'invasettamento, è interamente gestita da noi monaci, assicurando la tracciabilità e la purezza del prodotto finale. 

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